giovedì 19 maggio 2011

Pasta ccà muddica (pasta con la mollica)

I siciliani mettono la mollica ovunque, anche nella pasta! Questa ricetta è emblematica di questa nostra abitudine ed è buonissima. In giro per l'isola ci sono molte varianti, ad esempio nelle zone di mare usano le alici fresche (io ho usato quelle sottosale) e a Palermo usano anche uvetta e pinoli. Io qui vi propongo la ricetta che si fa da sempre a casa mia nell'entroterra siciliano (dove il pesce fresco non arrivava!).

Ingredienti per 2 persone:
120 gr di finocchi selvatici;
50 gr di mollica di pane raffermo
250 gr di sugo di pomodoro
3 alici sottosale
1 cipollotto
10 gr di linguine di grano duro
olio extravergine di oliva


Procedimento:
pulite i finocchi selvatici e fateli bollire in acqua salata per almeno una ventina di minuti o comunque fin quando non saranno ben cotti.
Nel frattempo tostate la mollica: mettetela in una padella e fatela scaldare per un minuto, poi aggiungete un filo d'olio e continuando sempre a mescolare fatela rosolare per un altro minuto. Quando vi sembra un pò più chiara di quello che voreste levatela dal fuoco e mettetela in un contenitore di vetro: continuerà ad abbrustolirsi leggermente anche nel contenitore con il suo stesso calore.
In un'altra padella fate rosolare il cipollotto tagliato a piccoli pezzi e le alici sottosale, quando la cipolla sarà appassita aggiungete il sugo e fate cuocere regolando di sale e pepe.
Scolate i finocchi e mettete da parte l'acqua di cottura che servirà per far cuocere la pasta (ricordate che l'acqua è già salata perchè ci avete cotto i fonocchi!).
Tagliate i fonocchi e rosolateli con un filo d'olio extravergine di oliva.
Scolate le linguine e unitele al sugo.
Nel fondo dei piatti mettete un pò di mollica e dei finocchi, poi la pasta e poi di nuovo mollica e finocchi.



Buon appetito!

Curiosità: durante il periodo di San Giuseppe, quando ancora i finocchi selvatici sono delle primizie, si preparava durante le tavolate votive in onore del Santo la così detta "Pasta dei Santi", versione senza sugo di questa pasta. Veniva preparata e data ai poveri che intervenivano alla tavolata. Dato che la mollica assorbe l'umidità della pasta anche dopo un paio di giorni la pasta restava al dente e grazie al soffritto di acciughe e cipollotti era molto saporita.
Le tavolate venivano e vengono ancora fatte per ringraziare di una grazia ricevuta o per chiederne una. Nella tavolata si riservano i posti per un minimo di 3 "santi" (Gesù, la Madonna e San Giuseppe) fino a un massimo di 13, ma sempre in numero dispari. Per ogni "santo" viene fatta una Cuddura, cioè un pane votivo che porta i simboli legati al santo (ad esempio i chiodi e le tenaglie per Gesù oppure il bastone fiorito per San Giuseppe - qui sotto).


Le tavolate sono ricche di primizie e di simboli: gli spicchi di arancia sono raggruppati in tre per indicare l'Uno e Trino, il carciofo rappresenta l'amaro della vita, il frumento la vita e la rinascita.


Il giorno di San Giuseppe a pranzo i "Santi" mangiano alla tavolata.


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